Dieci anni sono passati dal primo Dizionario della sicurezza stradale e dagli Stati Generali della sicurezza stradale. Era il 2005: i morti nel 2004 erano stati 6.122. Oggi, 10 anni dopo (dati provvisori del 2014), sono 3.330. Il 54,1% in meno. Il Dizionario della sicurezza stradale è una sorta di banca programmatica per la sicurezza stradale – la definimmo così già nel 2005 – dove quanti hanno responsabilità pubbliche e private nella sicurezza stradale possono “prelevare” ma anche depositare “cespiti” (in termini di contenuti) per proporre o produrre azioni di contrasto all’incidentalità stradale. Molto di più di quanto abbiano fatto in passato. Incominciando dalla proposta di legge per l’Assistenza alle vittime della strada che può costituire una base utile per farla divenire una proposta di legge parlamentare la più larga condivisa. Da una seria proposta per la manutenzione programmata delle strade; perché manutenere è meglio che intervenire quando i danni sono già stati fatti. Le alluvioni, le scuole, le montagne insegnano: la cultura della prevenzione è una sconosciuta nel panorama politico-istituzionale italiano a tutti i livelli. Ma non ci arrendiamo. Abbiamo inserito tre Strade Statali tra le 10 più pericolose d’Italia – la S.S. 106, la S.S. 18 e la S.S. 309 – che attraversano 4 regioni meridionali e 2 del nord/nord-est che vanno messe in sicurezza. Il “Focus” sarà quello dei 5 “Pilastri”del Decennio d’Azione per sicurezza stradale che abbiamo approvato e firmato a Washington nel 2011 ed, in 37 Organizzazioni nazionali, in Italia. Dobbiamo implementare quel “gruppo” con competenze sociali e tecnico-scientifiche nuove. Ma dobbiamo aprire una breccia – lo so che è difficile ma dobbiamo farlo – tra i decisori pubblici. La città e lo loro organizzazione – spazi materiali ed immateriali – soprattutto l’ambiente urbano: lotta al degrado, all’insicurezza viaria e della salute, al predominio dell’auto privata e della motorizzazione in area urbana. La Governance a tutti i livelli non solo tecnica ma anche politica. Non sappiamo quale sia la cosa migliore ma forse un’Agenzia nazionale, un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e nelle città Capoluogo di provincia e nelle Regioni, Uffici dedicati, sotto la responsabilità non di un assessore – che quando è capace pensa solo al suo lavoro – ma del Sindaco o del Presidente sarebbero utili se alla guida fossero chiamate persone con competenze riconosciute. Ci sono 9 Ministeri che in Italia hanno una qualche responsabilità (anche di spesa) per la sicurezza stradale. Spesso non sempre lo sanno. Poi avendo i Ministeri “autonomia” non hanno cultura di squadra, di coordinamento delle azioni di governo. E poi le risorse finanziarie. Da multe, IPT, bollo auto, 10,50% Rc Auto e tanto altro lo Stato e gli enti locali “agguantano” un bottino considerevole: oltre 15.000 milioni di euro. I Governi negli ultimi 5 anni non hanno previsto un euro in sicurezza stradale: si può dire Governi dell’insicurezza stradale. Senza essere smentiti. Ma i dati della mortalità calano. Certo, di pari passo, come i consumi di carburanti! Dal 2008 (anno d’inizio crisi economica) al 2013 (ancora anno di crisi) ad una media annua del 5/6% con punte del 10%. Dunque la produzione di benzina per autotrazione scende da 16.040.000 di tonnellate (2002) a 7.883.000 di tonnellate (2014) con un calo del 50,8%tra il 2002-2014 (Fonte: Unione Petrolifera). Morti6.980 nel 2002 e 3.330 nel 2014 con una diminuzione del 52,7%(2002-2014).