Home Aree Urbane (La nostra) Zona d’ombra. Tutto ciò che non vediamo! Occorre una visione

(La nostra) Zona d’ombra. Tutto ciò che non vediamo! Occorre una visione

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Un film bello. Racconta la vera storia del dottor Bennet Omalu, neuropatologo nigeriano che scoprì la CTE (encefalopatia cronica traumatica), malattia degenerativa che colpisce il cervello dopo i ripetuti colpi subiti alla testa; il dottor Omalu inizia così una battaglia contro la NFL (National Football League), accusando la poca importanza data alla salute dei giocatori e il poco interesse per le precauzioni da prendere.
Bennet Omalu è un neuropatologo nigeriano emigrato a Pittsburgh. .La svolta per la sua carriera arriva un giorno di settembre del 2002, in cui il Dr. Bennet si trova a dovere effettuare l’autopsia del corpo di Mike Webster, celebre stella della NFL, che arrivato a cinquant’anni ha iniziato a lamentare forti emicranie e ha mostrato segni di squilibrio mentale. Abbandonata la famiglia, è morto in miseria nel suo pick-up. Nell’effettuare gli esami il Dr. Bennet capisce che l’uomo non era semplicemente diventato pazzo, come tutto il mondo credeva, quindi ordina diversi esami costosi che paga autonomamente.

Una sera, dopo avere analizzato i vari esami, si rende conto delle reali condizioni del cervello dell’uomo e capisce che era stato colpito da una malattia neurodegenerativa, causata dai ripetuti colpi subiti alla testa durante tutti gli anni di carriera nel football.
Molte altre stelle del football americano iniziano a mostrare segni di squilibrio come nel caso di Webster e, a uno a uno, iniziano a suicidarsi.
Un giorno, dopo una chiamata da un suo amico e collega, viene a conoscenza del fatto che uno dei componenti di maggior spicco della NFL, ed ex giocatore di football, colpito dalla malattia degenerativa, che Omalu ha chiamato CTE, si è ucciso (un colpo di pistola al cuore per non “rovinare” il cervello), donando (come scritto da lui nella lettera prima di morire) il cervello alla scienza, con lo scopo di effettuare ulteriori studi sulla patologia e trovare una soluzione.
Finalmente il mondo ascolta il Dr. Bennet, che in una conferenza spiega tutta la situazione. Anche quelli della NFL oramai sono convinti dei reali rischi che ogni giocatore di football corre e successivamente al Dr. Bennet viene offerto, dalla Casa Bianca, di diventare patologo forense dell’America. Il film si conclude con Omalu che rifiuta l’offerta della Casa Bianca e, tornando a casa, si ferma a guardare l’allenamento di football di alcuni ragazzi. Nella scena finale ci sono due ragazzi che si scontrano testa contro testa dando origine ad un impatto violentissimo.

Gli scontri tra veicoli a motore, tra veicoli e pedone, biciclette, moto sono quotidiani; 601 pedoni e 248 ciclisti morti nel 2015 in Italia. A Roma nello stesso anno su 127 morti, 45 sono pedoni.

Ci vuole un po’ di Bennet Omalu in ognuno di noi. “Persone fuori dal mondo”, in grado di dire a tutti ciò che in tanti non riescono a vedere, che il “re è nudo”.
Perchè la violenza quando si innesta in tutti gli ambiti delle attività umane non può che causare danni enormi. Automobilismo, motociclismo, sports estremi sono prodromi di fenomeni che possono generare violenza (non voluta o meno che sia) verso sé stessi e verso gli altri. Tra i professionisti e i loro emuli.
Finanza, Industria, rappresentanze degli utenti del settore automotive (automobilisti, motociclisti, camionisti, ecc.) sono una parte importante da coinvolgere.
Dietro queste attività ci sta un apparato di interessi finanziari, economico-commerciali giganteschi – come nel Football americano, nel calcio mondiale, nella Formula 1, Moto GP, ecc. – che hanno come obiettivi anche quello di far “divertire” i cittadini.
Solo l’automotive genera direttamente ogni anno in Italia circa 100 miliardi di euro di fatturato. In Europa circa 900 miliardi di euro. Un “Circo” (Massimo?) che coinvolge decine di milioni di italiani e miliardi di persone nel mondo.
Possiamo cancellare le auto, le moto, i camion o chissà quant’altro? Possiamo affidarci solo all’educazione ed alla formazione, peraltro abbastanza messa male nel nostro Paese, per limitare i danni? Sarebbe impensabile e nemmeno utile.

Dobbiamo saper coinvolgere “regolatori” pubblici (governi locali, nazionali, parlamento),i rappresentanti di costrutturi di veicoli, dei guidatori, e noi utenze vulnerabili di vittime trovare un obiettivo (non minimo ma massimo) comune. Perchè non c’è più tempo!
Il consiglio comunale del 14 settembre 2017 e il Convegno internazionale del marzo 2018 possono essere, e lo saranno, due momenti significativamente importanti per costruire un nuovo futuro delle nostre città, partendo da Roma. Insieme!

Non possiamo continuare a sbattere tutti la testa!

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